L'analisi incrociata della Fantasmagoria (fine del Settecento), del cinema (tra Otto e Novecento) e delle bolle immaginarie in cui ci rifugiamo quando ci immergiamo nel nostro computer (primi anni Duemila) permette a Francesco Casetti di avanzare una provocazione: gli schermi non sono protesi che estendono la nostra vista, ma qualcosa che ci protegge dall'esposizione diretta alle cose e agli eventi. Del resto siamo assediati dalle ricorrenti e crescenti paure di un mondo che minaccia di estinguersi e di estinguerci. Proteggere è un'azione positiva; tuttavia ha un costo. La protezione spesso implica una violenza pari a quella dei pericoli che vuole tener lontano; inoltre spesso limita e quasi soffoca coloro che vuole tenere al sicuro; infine spesso suscita più paure di quanto non ce ne fossero prima del suo intervento. Una concezione degli schermi come media protettivi ci aiuta anche a capire come acquisire una nuova sensibilità adeguata ai tempi che stiamo vivendo.