Un grido di rivolta contro ogni istituzione. Il folgorante, crudele esordio di Marco Bellocchio infierisce con rabbia e disperazione contro la famiglia, il cattolicesimo e altre colonne portanti della borghesia italiana. Selvaggio, sarcastico, molto liberamente autobiografico, girato nelle campagne di Bobbio, porta in scena un eroe antisociale e ribelle. In equilibrio fra adesione e distacco dalla folle lucidità del protagonista, il regista prefigura alcuni umori del '68. A cinquant'anni di distanza "I pugni in tasca" mantiene intatta la propria modernità e carica corrosiva. Il volume, curato da Michel Ciment, comprende un'intervista esclusiva a Bellocchio dello stesso Ciment, numerosi disegni dello storyboard originale realizzato dal regista, un'antologia della critica dell'epoca con testi di Pietro Bianchi, Italo Calvino, Grazia Cherchi, Goffredo Fofi, Alberto Moravia, Pier Paolo Pasolini, Elio Petri, Mario Soldati e Roger Tailleur, e saggi di Roberto Chiesi ed Emiliano Morreale. Il film: Grazie al restauro della Cineteca di Bologna, effettuato presso il laboratorio L'Immagine Ritrovata con il sostegno di Giorgio Armani, per la prima volta, dopo cinquant'anni, "I pugni in tasca" ritrova quella fotografia piena di contrasti che Bellocchio voleva e che, per un errore di laboratorio, non fu possibile ottenere. Il restauro è stato supervisionato da Daniele Cipri. Contenuti extra: "La colpa e la pena" (1961), "Abbasso il zio" (1961), "Ginepro fatto uomo" (1962): i due cortometraggi e il mediometraggio...