Quattro capolavori del cinema muto italiano per scoprire il fascino del diva-film. Quattro film abitati da formidabili donne e attrici, che un secolo fa divennero protagoniste assolute della cultura dell'immagine. "Ma l'amor mio non muore!", primo film di Lyda Borelli e origine del diva-film: un tuffo nell'immaginario, nella cultura, nella moda liberty italiana. "Sangue bleu", Francesca Bertini raggiunge lo status di diva in un sontuoso melodramma coniugale e materno. "Assunta Spina", 'il' film della Bertini, anche regista: il suo successo più grande, il suo ruolo più appassionato, il capostipite del realismo cinematografico. Ancora Borelli nel film che segna la sua apoteosi e il vertice del muto italiano: "Rapsodia satanica", dramma erotico e fantastico, opera unica per la bellezza dei suoi colori e della partitura musicale composta da Pietro Mascagni. Con saggi di Maria Lewinsky, Ivo Blom, Michele Canosa, Gerardo Guccini, Giovanni Lasi, Eric de Kuyper, Timothy Brock e Gian Luca Farinelli.