Nella liquidità sintetica dell'era digitale tutto ciò che era solido pare essere sull'orlo della dissoluzione. Il cinema ha perso la sua essenza tangibile per cambiare nuovamente pelle, trasmigrando verso una molteplicità di spazi e smantellando, insieme alla propria matericità, le instabili strutture che gli gravitavano intorno. Il cinema è morto, si è detto ancora una volta, segnando la resa di fronte alla rapidità di una trasformazione inattesa e non compresa, ma lo spalancarsi di un abisso prima di tutto professionale ha dato luogo anche al profilarsi di una nuova critica, agile, eclettica, transnazionale, più che mai cinefila, proprio sul territorio dannato della rete. Lì è rinata la riflessione sulle pratiche cinematografiche della contemporaneità ormai esautorata da gran parte della carta stampata. Primo volume di una serie a cadenza annuale elaborata a partire dal lavoro svolto sulle pagine della rivista online "Filmidee". Qui, una nuova generazione di critici si confronta con lucidità e passione sul tema della "rivoluzione reale", propria di un'arte saldamente ancorata all'esistente, ma anche con la dimensione primigenia, rivelatrice e sognante dei film di Miguel Gomes, Ben Rivers, Apichatpong Weerasefhakul e degli altri autori di un cinema mutevole, vertiginoso e sfuggente quanto i tempi che stiamo vivendo.