«Sembrava un uomo tranquillo e invece aveva quello sguardo che ti attraversava da parte a parte, inquietante. Un uomo difficile da capire». Così Claudia Cardinale descrive Alfred Hitchcock. Sono trascorsi decenni dalla morte del maestro del brivido. Il suo stile e le sue visioni hanno fatto scuola. Il suo occhio ha trasformato il thriller in opera d'arte. Il suo nome è diventato sinonimo di suspense. Classe 1899, Hitchcock debutta alla regia cinematografica nel 1925. Il film è l'anglotedesco "Il labirinto delle passioni" (The Pleasure Garden). Il teatro di alcune riprese è italiano. Poi lavora nel muto. Il suo primo successo, e soprattutto il primo titolo "da brividi", è "Il pensionante" (The Lodger). Nel 1929, dirige "Ricatto" (Blackmail), il suo primo film sonoro e il primo film sonoro in Europa. Dagli anni Cinquanta arrivano i titoli iconici, "La donna che visse due volte", "Intrigo internazionale", "Marnie" e molto altro. Ovviamente, "Psyco," forse la sua opera più nota, e Gli uccelli, che segna una rivoluzione nella storia del cinema horror. Di film in film, di pagina in pagina, a comporsi è il ritratto di una personalità complessa, tra pubblico e privato, e di un ancor più complesso immaginario. I lungometraggi vengono indagati criticamente per illustrarne storia e segreti da backstage, ma sono anche studiati come tasselli della filosofia del regista e del suo sguardo sul mondo. Un'accurata analisi del segno lasciato da Hitchcock nella storia del cinema e nel nostro immaginario.