Non il romanzo, bensì il racconto nella sua accezione più ampia - memoria rapsodica dell'altro, apprensione di momenti di essere altrimenti perituri, resi inaccessibili dalla sommaria percezione del vivere oggi dominante - può restituirci una dialettica dell'ascolto diciamo pure socratica. All'interno della quale diventa importante l'interpellanza di testimoni autorevoli del nostro tempo, capaci di sublimare la narrazione del vissuto, comico o tragico che sia, a metafora dell'universalmente umano. L'azione simultanea anziché l'azione parallela, per citare R. Musil. Istanze che, cinematograficamente, e considerando qui la stagione del sonoro (1930-2024), corrispondono rispettivamente al lungo e al cortometraggio, speculari alle specifiche sensibilità dei cineasti - in Microfiction 1, l'arco temporale va dai primi anni Trenta agli ultimi anni Ottanta del Novecento; in Microfiction 2, dagli anni Novanta a oggi. Silloge dunque di un periodo storico e di una cifra espressiva, nel segno di una singolarità - il corto sovente seminale di un regista celebre in cui sia già riconoscibile uno stile, un'inventiva personale - che ne anticipa figurativamente il divenire, lo statuto, l'emblema.