di Luca Bonifacio
«In questa famiglia non ci sono segreti!». Comincia esclamando il nuovo romanzo dal titolo La famiglia di Sara Mesa, l'autrice spagnola che con il pluripremiato Un amore, sempre edito da La Nuova Frontiera, ci aveva raccontato il linguaggio come forma di esclusione - e non di comunicazione - attraverso la storia di una giovane traduttrice trasferitasi in un paesino rurale della Spagna.
Nel suo nuovo romanzo siamo invece alle prese con la storia di un focolare alquanto pittoresco, in cui vige il comandamento quasi biblico di condividere tutto quello che si sta facendo, scrivendo, leggendo e, perché no, pensando. Per evitare “inutili svaghi” al di fuori del nucleo familiare, i figli vengono cresciuti senza che possano giocare con i coetanei fuori di casa. Tutto ciò che può essere chiuso - che siano porte, lucchetti, chiavistelli, diari segreti - deve rimanere aperto o meglio ancora non esistere. La propria vita e la propria intimità devono insomma essere alla portata di chiunque: perché segreti e bugie sono assoluta mancanza di eleganza, oltre che forieri di male assoluto.
È in questa opprimente e angosciante rettitudine che si cela una famiglia pensata come un “progetto”, costruita da un padre austero attraverso parole chiave quali “collaborazione”, “partecipazione”, “generosità”, “dialogo”. Sono parole che a lungo andare suoneranno ovviamente come una minaccia, perché La famiglia è la storia di persone che a furia di avere paura della propria ombra lo diventeranno, la storia di una casa che diventa frontiera - nel senso militare nel termine -, di parole sibilline che trasformano la realtà nel suo esatto opposto, di una messinscena in cui ogni mossa, ogni gesto, ogni bisbiglio pesa come una condanna.
Nel romanzo di Sara Mesa quello del silenzio infatti non è più un gioco, semmai il principio di un'estenuante serie di scatti per cercare la perfetta fotografia di famiglia: immobile e senza vita come se fosse incorniciata sopra a un mobile. Sara Mesa ci restituisce proprio quegli scatti uno dopo l'altro, con uno stile talmente chiaro e cinico da sperare di non fare mai parte di una famiglia del genere. I risvolti del perbenismo estremo ce li racconta risvegliando una memoria che attraversa le decadi e tutte le angolature possibili di quel parentado, ricostruendo così un simpatico quadretto familiare dove ogni cosa, anche se insignificante, assume valore: come insegna il noiosissimo libro sugli scacchi che Martina era costretta a leggere da piccola per non mangiarsi il fegato.
In altre parole, l'autrice di Un amore è tornata in libreria per raccontare le latenti contraddizioni di una famiglia “perbene”, l'autoritarismo delle buone intenzioni, i confini della morale.
Sara Mesa ci racconterà questa famiglia molto particolare in un tour di quattro tappe che la porterà in giro per l'Italia. Di seguito trovate le date e i luoghi in cui potrete incontrare l'autrice spagnola:
In occasione di TESTO, Sala Ginzburg, Firenze
In dialogo con Luciano Funetta
Biblioteca Italo Calvino, Torino
In dialogo con Monica R. Bedana
Libreria Scamamù, Milano
In dialogo con Alessandro Zaccuri
Spazio Supernova, Roma
In dialogo con Laura Marzi