«La marabbecca. Una donna fatta di buio, che dal buio emerge per trasformare in buio anche te». Così Viola Di Grado descrive questa suggestiva figura del folklore siciliano, in particolare catanese, che dà il titolo al suo nuovo romanzo appena pubblicato da La nave di Teseo. Lo fa attraverso le parole di Clotilde, la sua protagonista, narratrice di questa storia che ha inizio in un pomeriggio d'estate sul lungomare di Catania, dopo un incidente stradale che la vede coinvolta insieme al compagno Igor e alla misteriosa studentessa di ornitologia che lo ha provocato, Angelica.
In realtà, come spesso capita, questa storia non ha un vero inizio né una fine, semplicemente galleggia, sospesa, come fanno anche i racconti popolari, quando ci rivelano qualcosa di reale che nascondiamo dietro la coltre fumosa del fantastico. Succede con la leggendaria Marabbecca, la ?strega? che vive sul fondo dei pozzi e delle cisterne e terrorizza i bambini con la promessa di acchiapparli, divorarli, trascinarli giù con lei. Una figura mostruosa femminile che ha tratti in comune con quelle di altre tradizioni locali, come la Pantafica abruzzese, incarnazione di pericoli concreti e paure ataviche, di quella che in antropologia viene chiamata ?crisi della presenza?, un’angoscia di tipo esistenziale di fronte alla possibilità di ?non essere?, ?smettere di esistere?.
Nel libro di Di Grado, la Marabbecca è una presenza inespressa, infestante, un'idea, verrebbe da dire quasi uno stato esistenziale: quello in cui si trova Clotilde, che dopo l'incidente, rimasta ferita, deve scendere a patti con i propri traumi, mentre Igor, freddo, violento, prevaricatore, verso cui lei prova un sentimento profondo quanto il pozzo della Marabecca e altrettanto insidioso, è in coma. Ma è attraverso una diversa relazione di tipo sentimentale, quella con Angelica, che si presenta prima in ospedale e poi entra stabilmente nella sua vita, che Clotilde inizia a porsi alcune domande su di sé, la sua identità, sullo spazio che occupa del mondo.
Perché Marabbecca è un romanzo in cui i posti reali diventano non-luoghi, spazi liminari che dovrebbero essere zone di passaggio e invece si trasformano in gabbie sospese, come lo è anche la Sicilia livida e asfittica in cui è ambientato. «L'isola da cui chi ti ama ti dice di scappare», come dice la stessa Clotilde, che nel corso della narrazione diventa proprio «una creatura confusa reclamata dal paesaggio». Ma Di grado ci racconta anche una storia in cui le persone stesse sono luoghi da abitare, o da cui allontanarsi.
Autrice del pluripremiato Settanta acrilico trenta lana, di Cuore cavo, Bambini di ferro, Fuoco al cielo e Fame blu, Viola Di Grado torna ad affrontare il tema dell'identità con un romanzo che racconta, fondamentalmente, di una relazione tossica segnata dalla violenza di genere, ma mette al centro la percezione, spesso viziata, distorta, ma non per questo meno concreta, della sua protagonista imperfetta e terribilmente umana. Marabbecca mostra, in modo anche doloroso, come i confini tra quello che siamo realmente e come ci vediamo in relazione alle altre persone, siano labili, difficili da individuare, immersi nell'oscurità dell’inconscio, sovrastati dalla paura sia della vita che della morte, che poi è spesso il fondo da cui scaturiscono le storie del folklore. Di Grado, attraverso una scrittura intensa e schietta, cerca di tracciare i contorni, di mettere la sua protagonista nella condizione di indagare sulla propria identità, in una sorta di autoanalisi costante che usa la menzogna come strumento conoscitivo.
Di questo e altro parleremo con l'autrice del romanzo, Viola di Grado, intervistata da Cristina Resa ai microfoni di #PDESocialClub, giovedì 8 febbraio alle ore 18, in streaming sulla pagina Facebook di PDE, di La nave di Teseo e delle tante librerie indipendenti di #PDESocialClub che condivideranno l'evento. L'incontro si potrà seguire anche sulla homepage del nostro sito, sul nostro canale YouTube e su LinkedIn.