Chi era Marilyn Monroe? L’adolescente solitaria, la ragazza determinata a diventare una star, la playmate, l’attrice di fama, la paziente in analisi, l’amante appassionata e desiderosa di essere amata a sua volta, l’icona di Hollywood, il mito? E chi era Norma Jeane Baker, la persona dietro il personaggio? Marilyn ha segnato l’immaginario collettivo come poche altre figure pubbliche del suo tempo, ma in realtà di lei vediamo solo frammenti, pezzi di esistenza che sembrano appartenere a vite diverse.
Vent’anni fa Joyce Carol Oates, nel suo bestseller Blonde, pubblicato in Italia da La nave di Teseo, ha provato a penetrare in quel mistero, togliere la patina lucida di Hollywood, guardare oltre l’icona, perché, si sa, le icone per definizione sono ferme, immobili, sempre uguali a loro stesse, e Marilyn non lo era. Lo ha fatto non scrivendo una vera biografia, nonostante Blonde ripercorra tutta la vita di Norma Jeane Baker, ma una storia di finzione capace di incorporare fatti reali e documentati e inserti di fantasia, per separare la narrazione pubblica dalla realtà interiore di una personalità sfaccettata.
Ne è risultato un libro atipico, sia nella lingua che nella struttura, in cui tutte le immagini di Marilyn si fondono insieme in una sorta di istantanea, che contiene ogni versione, anche contraddittoria, di uno stesso mito. Blonde è romanzo ambizioso e complesso, considerato uno dei capolavori di Joyce Carol Oates, scrittrice prolifica che negli anni si è dedicata a forme di scrittura e generi letterari diversi. Blonde, in un certo senso, è un’opera che rompe schemi e generi, sperimenta con lo stile e il linguaggio e mescola le prospettive, tanto da moltiplicare i punti di vista di questa narrazione, passando dal racconto in prima persona a quello in terza con disinvoltura.
Oggi Blonde diventa un film. È scritto e diretto da Andrew Dominik, autore di L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford, che ci ha lavorato per più di dieci anni, e pare atipico quanto il libro. A prestare il volto alla diva c’è Ana de Armas, che grazie al trucco e a sapienti giochi di luci si è trasformata in una Marilyn quasi identica, in immagini che richiamano molti degli scatti impressi a fuoco nella nostra memoria collettiva. Nel cast troviamo anche Julianne Nicholson nel ruolo della madre Gladys Pearl Baker, mentre Adrien Brody e Bobby Cannavale prestano il volto rispettivamente a Arthur Miller e Joe Di Maggio.
Presentato in Concorso alla 79. Mostra del Cinema di Venezia quest’anno e disponibile su Netflix dal 28 settembre, Blonde è stato immediatamente al centro del dibattito, per il taglio particolare dato alla storia di Marilyn e al romanzo di Oates.
«Quando Andrew mi ha inviato la sceneggiatura per la prima volta, ho potuto vedere immediatamente che aveva colto il conflitto centrale della storia della sia vita: ?Marilyn Monroe? è stata una brillante invenzione di Norma Jeane Baker, che inizialmente le ha salvato la vita; ma poi l’ha sopraffatta» ha detto Joyce Carol Oates. «In Blonde Dominik ha catturato la realtà allucinatoria sconnessa e distorta del romanzo».
Blonde non è una biografia, dicevamo, e Andrew Dominik non sembra essersi avvicinato al romanzo con l’intento di normalizzarlo, farne una mera successione di fatti. Non si tratta di raccontare la vita di Marilyn Monroe, o meglio di Norma Jeane Baker, ma relazionarsi con quella vita, con quella storia.
«Ho letto il libro intorno al 2002 e mi è rimasto in testa» ha dichiarato il regista. «La cosa che mi attraeva di più era l’opportunità di mostrare come un trauma infantile potesse influenzare una vita adulta. Joyce ha portato il lettore all’interno dell’esperienza di essere qualcuno come Marilyn, ed è quello che stiamo cercando di fare anche con il film. È interessante perché è la donna più visibile al mondo, ma è anche completamente invisibile e ha creato quella situazione per se stessa, che in un certo senso è condannata. […] Joyce ha scritto un libro che essenzialmente ha drammatizzato i suoi sentimenti nei confronti di Marilyn Monroe. Penso che la finzione sia il modo in cui diamo un significato alla vita».
Blonde, il film di Andrew Dominik, è disponibile su Netflix mentre il bellissimo libro omonimo di Joyce Carol Oates, edito da La nave di Teseo e considerato uno dei suoi romanzi più importanti, vi aspetta in tutte le librerie.