Alicudi, 1903. Un'isola battuta dal vento, dove il pane quotidiano può trasformarsi in presagio e si intrecciano le vicende di Caterina, una quindicenne segnata dalla perdita della sorella gemella, della famiglia Iatti, la più indigente dell'isola, e delle donne di ogni epoca, costrette a seguire regole mai scritte ma profondamente radicate nella società.
È qui che si svolgono le vicende raccontate in L'isola dove volano le femmine, romanzo d'esordio di Marta Lamalfa pubblicato da Neri Pozza, che ha conquistato il Premio Bagutta Opera Prima 2025. Lamalfa, nata a Palmi nel 1990, ha un percorso eclettico: laureata in Lingue Mediorientali, specializzata in Editoria e scrittura, ha studiato pianoforte a livello accademico e affinato il suo talento narrativo alla Bottega di Narrazione. Il suo debutto letterario è stato accolto con grande entusiasmo, grazie alla sua capacità di dare voce a un passato dimenticato con una scrittura evocativa e potente.
L'isola dove volano le femmine è infatti un’opera intensa, capace di restituire atmosfere antiche con una sensibilità contemporanea. «Ho cercato di raccontare un mondo perduto senza tradirne la verità emotiva», ha dichiarato l'autrice in questa intervista che vi consigliamo di leggere.
Il romanzo si ispira a un episodio storico avvenuto sull'isola di Alicudi agli inizi del Novecento, quando un fungo – il claviceps purpurea, una sostanza simile all'LSD – penetrato nella segale avrebbe causato un'allucinazione collettiva, generando visioni e credenze che segnarono profondamente la comunità locale. Questo fatto diventa il motore di una narrazione che intreccia credenza e realtà, esplorando temi di grande attualità come il controllo sociale, la condizione femminile e la lotta per la sopravvivenza in un contesto di estrema povertà.
Un libro originale e avvincente che si allontana da una narrazione stereotipata del Sud, restituendone la complessità e che vi invitiamo a scoprire in libreria.