A #PDESocialClub, ospite Filippo Poletti e le sue interviste sull'ascolto musicale.
Di Paolo Soraci
Prima di lasciarci per la meritata pausa natalizia, giovedì 12 dicembre alle 18.00 ci regaliamo un'ultima puntata di #PDESocialClub. Sulle pagine Facebook di PDE, di Guerini Next e delle librerie che vorranno condividere lo streaming, presentiamo il libro di Filippo Poletti L'arte dell'ascolto: musica al lavoro. 120 interviste a grandi personaggi con playlist di 34 ore su Spotify.
Filippo Poletti è fondamentalmente un'eccezione. In un mondo sempre più settorializzato, incapace di uscire dalle comfort zone della specializzazione, Poletti svaria, sempre con la medesima autorevolezza e credibilità tra argomenti e mondi all'apparenza lontanissimi tra loro. E così, da un lato si occupa di tematiche del lavoro per quotidiani come il Corriere della Sera e il Sole 24 Ore, è Top Voice su LinkedIn con la sua rubrica giornaliera dedicata alle ?buone notizie sul lavoro?, insegna tecniche della comunicazione in diverse istituzioni pubbliche e private, e dall'altro si è laureato in musicologia, ha studiato chitarra classica e composizione sperimentale in conservatorio a Milano, vanta un diploma da sound engineer, ha lavorato come copista in Ricordi e ha scritto un Dizionario dell'opera. Sicuramente, questo L'arte dell'ascolto segna una momento di felice sintesi tra le due vite di Poletti. Incastonato tra una prefazione di Carlo Fontana, storico sovrintendente della Scala, e una postfazione di Claudio Magris, il libro è il frutto di venticinque anni di lavoro, passati all'indefesso inseguimento di personaggi diversissimi per indole, professione, cultura, gusti, solo alcuni dei quali professionalmente implicati con la musica.
E allora, ecco i sette grandi raggruppamenti, altrettanti capitoli, in cui l'autore ha raccolto le centoventi interviste: Arti e mestieri, dal Gianmaria Buccellati degli omonimi gioielli al Giacomo Ponti la cui famiglia iniziò a produrre aceto quasi nello stesso momento in cui il quasi omonimo Lorenzo Da Ponte iniziava a scrivere libretti per Mozart; e poi Diritto ed Economia, Scienze (da Margherita Hack a Renato Dulbecco), Scrittura, con romanzieri e poeti e giornalisti, Società, Spettacolo, dal cinema di Verdone e Villaggio e i fratelli Taviani al teatro di Dario Fo, alla televisione, alla musica stessa, si tratti di Eugenio Finardi o Al Bano, Fabrizio De André o Enzo Jannacci – e quante sorprese in queste pagine!, per finire con lo Sport, affidato alle voci di Walter Bonatti e di Sergio Tacchini. Centoventi interviste, dicevamo, centoventi modi del tutto diversi di ascoltare musica, di inserire la musica in vite che, con l'eccezione del penultimo capitolo, sono fatte di impegni, di lavori, di pensieri che non sono la musica. Ma che dalla musica sono inevitabilmente permeate, si tratti di classica e di opera, di jazz o di rock, di ardue composizioni contemporanee o amabili ?canzonette? (il lettore curioso le troverà tutte raccolte da Poletti in una ricca playlist su Spotify). E spesso questa infinita varietà di opzioni convive nelle abitudini di ascolto di una stessa persona, perché, come nota Carlo Fontana nella sua introduzione, ?è definitivamente archiviata l'artificiosa suddivisione o contrapposizione tra musica colta e musica extracolta: un problema che più nessuno, per fortuna, si pone ormai?.
Redazione INDIE
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