Il desiderio di ricordare un periodo della propria vita, in un contesto storico-politico da lui vissuto, ha spinto l'Autore a scrivere "La mia Trieste, anatomia e patologia di una città di confine". Il problema di questa città, o per meglio dire i problemi di Trieste, sono talmente complessi che l'Autore ha ritenuto necessario inserirli in uno spazio temporale ben più vasto di quello da lui vissuto. Una molteplice dominazione straniera, che di fatto si è conclusa con una duplice "redenzione" ha determinato nella popolazione di questa città, etnicamente differenziata, ma "italianissima", disagi e ingiustizie che hanno risparmiato il resto del nostro Paese. È caratteristica del triestino un amore viscerale per la propria città, che gli ha consentito, al di fuori di ogni ideologia politica, di sollevare il capo e di resistere ad ogni sopruso. È da sottolineare che Trieste è stato l'ultimo "pezzo" del nostro Paese a ritornare alla Madrepatria dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Una analisi dell'identikit del triestino, delle sue abitudini e debolezze, sia esso il comune cittadino, il famoso letterato o l'intraprendente imprenditore, rappresenta il "core" di questo volume, in cui si raffronta l'esperienza personale con quella ben più qualificata di illustri concittadini. Il titolo del volume non è solo espressione di una deviazione professionale, ma vuole sottolineare il protagonismo della città nel suo stato di benessere e di patologia di confine.