Stoccolma, 1925. Hermann Göring, futuro comandante in capo della Luftwaffe e prescelto successore di Adolf Hitler, è un morfinomane e un rifugiato politico tedesco. Le sue uniche possibilità di ripresa dipendono interamente dalla moglie Karin, svedese, la cui benestante famiglia ha acconsentito a pagare per la sua disintossicazione in una clinica privata. Dopo aver aggredito un'infermiera, gli viene messa una camicia di forza e l'uomo è spedito in manicomio. Nessuno può garantire che Hermann possa rivedere, un giorno, il mondo esterno. Grazie al supporto di Karin, abbandona la morfina e ritrova la propria salute psicofisica. Tutto questo sarà di significativa importanza non solo per il movimento nazionalsocialista, ma anche per suo fratello Albert. Più giovane di due anni rispetto ad Hermann, Albert disprezzò Hitler fin dal primo giorno. Egli, infatti, salvò dalle persecuzioni centinaia, se non migliaia, di persone in tutta Europa; in dieci anni di lavoro contro al regime sostenuto dal fratello, soccorse umili negozianti e capi di Stato, ebrei e organizzò fughe, fece evadere prigionieri dai campi di concentramento, influenzò le normative vigenti e aiutò la resistenza, sempre con il supporto di Hermann.