Scrive Verrecchia nella sua introduzione: «È un fatto che tra la fine del secolo scorso e l'inizio del Novecento le Muse si acquartierarono a Vienna e vi fecero alcuni parti geniali. Alcuni, come Konrad Lorenz e Karl Popper, sono diventati dei miti. Ho avuto la fortuna di conoscerli tutti e due. Su altri grandi personaggi della cultura viennese, quali Wittgenstein, Musil, Joseph Roth e Freud, scomparsi da tempo, ho raccolto la testimonianza di chi li ha conosciuti personalmente. Nell'uno come nell'altro caso si tratta di voci dirette che danno, molto più di qualsiasi saggio, un'idea immediata delle cose di cui si parla. Ho ritenuto utile raccogliere in volume questi colloqui, perché si tratta di personaggi che hanno contato, e in particolare mi riferisco a Konrad Lorenz, perché sono stato forse l'ultimo a colloquiare con il padre dell'etologia e che quindi le sue parole, qui fedelmente riportate, possono in qualche misura valere come suo testamento spirituale». Questi Incontri viennesi di Anacleto Verrecchia sono di una rara immediatezza e ci riportano personaggi oggi entrati nella storia del pensiero dell'uomo, in modo schietto, sincero, pulito, lontano dalle visioni agiografiche che troppo spesso sono state l'unico retaggio per conoscerli da vicino. Verrecchia è lontanissimo dal concetto di Mitteleuropa (è mai esistita? si chiede l'autore, seguendo quanto dice Milan Kundera che è una questione di confini e ogni volta ognuno ne traccia di nuovi) tanto caro a quell'editore che «per fare più colpo vuole a tutti i costi cantare in tedesco il suo peana mitteleuropeo senza rendersi conto che quei pochi che stanno a sentirlo sono quasi tutti italiani e che non riesce a farsi capire né dai connazionali né dai quattro o cinque viennesi». Quella di Verrecchia è una Vienna vissuta nel profondo, così a lungo e nelle pieghe della storia e della cultura che è riuscito a "tirare fuori dal suo cilindro magico" uno degli scorci più suggestivi e intriganti che possiamo immaginare dedicato a dei "miti" che vengono conosciuti e presentati nella loro quotidianità di geni assoluti.