"A partire da questo giorno, quasi due anni del mio diario sono andati perduti, anche se ho continuato a scrivere quasi quotidianamente. Alcune pagine le ho distrutte io stessa. Altre le ho nascoste nella casa di campagna di un amico: potrebbero essere ancora là o, molto più probabilmente, sono state scoperte e bruciate come cartacce. Ma in fondo, nella confusione degli anni frenetici che sono seguiti, sembra un miracolo che così tanta parte del mio diario sia sopravvissuta." Discendente di una famiglia dell'aristocrazia russa costretta all'esilio dopo la Rivoluzione d'ottobre, Marie Vassiltchikov crebbe tra Francia, Lituania e Germania; a ventidue anni, l'inizio della Seconda guerra mondiale la sorprese a Berlino. Giovane donna affascinante e colta, cosmopolita e poliglotta, trovò presto impiego nella Sezione Informazioni del ministero degli Esteri e in quegli uffici, pur ricoprendo ruoli di secondo piano, ebbe la pericolosissima fortuna di lavorare a stretto contatto con alcuni dei congiurati che presero parte all'Operazione Valchiria, il piano che mirava al rovesciamento del regime ma che naufragò dopo il fallito attentato del 20 luglio 1944 ai danni di Hitler. In questo diario "Missie" - così la chiamavano gli amici - racconta con sguardo limpido la difficoltà di condurre una vita normale in una città avvelenata dagli orrori del conflitto, restituendoci la cronaca quotidiana dei giorni febbrili che precedettero il tentato putsch e della campagna di terrore che ne seguì.