Il suo nome resterà per sempre legato al caso Moro. Ma l'opera di Teresilla, suora calabrese delle Serve di Maria Riparatrici, era molto più ampia. Attenta alla vita del carcere già da giovanissima, Teresilla, al secolo Chiara Barillà, si era dedicata ai detenuti del carcere di massima sicurezza di Pianosa, di Regina Coeli e di Rebibbia. Col tempo aveva allargato il suo raggio d'azione andando a confortare, spesso con il sostegno di padre Adolfo Bachelet, pentiti e dissociati reclusi negli istituti penitenziari di mezza Italia. Fautrice accesa dell'indulto e dell'amnistia, convinta della necessità di una soluzione politica per chiudere la stagione degli Anni di piombo, Teresilla non si stancava di predicare ovunque la necessità del perdono e della riconciliazione. Con questo spirito ha promosso e facilitato l'incontro tra i terroristi - di destra e di sinistra - e i familiari delle vittime. E, nonostante il suo continuo impegno in carcere, non ha mai trascurato l'impegno in comunità, con le sue consorelle, e soprattutto il lavoro da infermiera presso l'ospedale San Giovanni-Addolorata, di Roma. In questo libro, riedito a poco più di dieci anni dalla morte con un capitolo aggiuntivo ("dieci anni dopo"), la sua vita è raccontata attraverso la testimonianza di alcuni dei molti che l'hanno conosciuta: dagli ex presidenti della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro e Francesco Cossiga a Valerio Morucci, tra i fondatori della colonna romana delle Brigate Rosse; da Valerio Fioravanti.