Secondo l'Enciclopedia Treccani, dalla seconda metà del XII secolo, al nome più antico di «Clerici Vagantes» venne affiancato quello di «Goliardi», termine che indicava soggetti, appartenenti al mondo della Chiesa o della Scuola. I Goliardi, carenti di risorse finanziarie, instabili e non in regola con gli studi, vagavano per le Università e le Corti; spesso si confondevano con i giullari per la vita errabonda e l'inclinazione artistica. I primi Atenei, Bologna in testa, per il vagare degli studenti Goliardi, vedevano aumentare il prestigio, così come le osterie le entrate economiche. La vita goliardica realmente vissuta è un mondo fantastico dove concorrono nomi, papiri, feste delle matricole, emozioni, vicende amorose, amicizia. In questo libro l'autore, ritornato all'università per iscrivere il figlio rivede le foto degli amici, i compagni di università, nel pieno della giovinezza, affascinanti nel loro guardare il mondo con gioia, decide di pubblicare tutto il suo vissuto universitario. L'impegno dello studio, sempre presente, veniva preceduto dalla necessità di essere insieme e felici.