Quella di Odoacre è una figura che riaffiora tra le reminiscenze scolastiche di ciascuno perché legata a un evento che nella nostra cultura ha assunto, in modo improprio, il valore di una cesura epocale: la deposizione per mano di questo comandante barbaro arruolato nell'esercito imperiale del princeps Romolo "Augustolo", poco più che un bambino, nell'anno 476, termine che viene convenzionalmente adottato quale momento della "fine" dell'impero romano (poiché dopo Romolo Augustolo non ci fu più alcun imperatore in Occidente) e, più in generale, del trapasso dall'età antica al medioevo. In realtà una simile concezione è del tutto impropria, non solo perché, com'è ovvio, un'epoca, con la civiltà che in essa si espresse, non cessa certo di esistere in un giorno, ma anche perché l'impero romano continuò la propria vita a lungo, di fatto e di diritto, nella sua pars Orientis, con un Augusto assiso sul trono a Costantinopoli. Prefazione di Claudio Azzara.