Nel 1911 Tagore si trovava in un momento particolarmente delicato: ormai vicino ai cinquant'anni, aveva raggiunto la maturità come poeta - un anno prima aveva pubblicato la raccolta Gitanjali, per la quale avrebbe ricevuto nel 1913 il premio Nobel per la Letteratura - ed era reduce da una lunga malattia. È in questa fase della sua vita che s'inserisce la stesura di Oltre il ricordo, l'affresco molto suggestivo e poetico della sua infanzia e della sua giovinezza. Come lo stesso Tagore precisa, la sua non è però tanto (o solo) un'autobiografia, ma è soprattutto la descrizione delle impressioni del passato come si sono sedimentate nel suo intimo. Egli racconta la realtà com'è stata, ma trasformata in quadri, fissata in immagini che le somigliano e sono il frutto di quel lento e sottile lavoro di selezione e decantazione che è proprio della memoria. Attorno agli eventi trovano posto le idee, le aspirazioni, le sensazioni che animavano quegli anni lontani e che, evocate nella piena maturità, sono diventate più di tutto «materiale letterario». Oltre il ricordo ci appare dunque come una testimonianza preziosa degli anni di formazione di un grande intellettuale e di uno straordinario artista, ma anche, e forse soprattutto, come un'opera di alta poesia.