Dentro ai libri appartenuti al signor Henri Beyle di Grenoble, console di Francia a Civitavecchia, il sublime grafomane Stendhal scrisse un libro. Un libro di appunti, disappunti, commenti, risentimenti, dolenti note in cui uno Stendhal privato "parla" con il sé più intimo, riconosciuto in Dominique, il suo doppio esclusivo. Beyle, che "presentava" Beyle con una girandola di pseudonimi per nascondersi agli altri, apparendo, con Dominique si mascherava anche a se stesso. Henri Beyle aveva il culto dei libri, ma già lui contribuì a disperderli: li affidò agli amici, ne lasciò in diversi domicili dove la sua vita di curioso errabondo lo aveva portato. Quando lo scrittore Stendhal venne "scoperto", i volumi delle sue biblioteche diventarono oggetto di culto. Intanto perché erano appartenuti all'autore di "Il Rosso e il Nero" e della "Certosa di Parma"; e poi perché erano zeppi di suoi appunti, celebrati dagli aficionados come Marginalia. Con quelle note marginali è stato costruito "Autobiografia del signor me stesso", un libro abusivo. Stendhal probabilmente non lo immaginò mai. Il testo raccoglie, per la prima volta in italiano, una selezione di Marginalia, con inediti mai pubblicati, desunti direttamente dai volumi appartenuti a Beyle e conservati nelle biblioteche dove il caso li ha fatti approdare.