"Superficiale intendere il diario solo come il ricettacolo dei propri pensieri privati, segreti - come se fosse un confidente sordo, muto e analfabeta. Nel diario non mi limito a esprimere me stessa più apertamente di quanto potrei fare con un'altra persona; creo me stessa. Il diario è un mezzo per darmi un senso d'identità". "Rinata", il primo dei tre volumi dei diari e taccuini di Susan Sontag di cui nottetempo pubblica l'edizione italiana, coglie e rivela l'autrice mentre è pienamente immersa in una fase di "autoinvenzione", nella consapevole creazione di un'identità attraverso la continua indagine di tutto ciò che tende a ingabbiare l'io in una categoria (famiglia, omosessualità, matrimonio, maternità, ebraismo). Esordendo con la penna di una vorace e prodigiosa quattordicenne, Rinata termina con le annotazioni di una Sontag che, alla soglia dei trent'anni, comincia a essere pubblicata: il diario di questo periodo è l'affascinante storia di un apprendistato intellettuale alla ricerca di voce e vocazione, sorretto da una volontà fortissima e dal profondo, radicato desiderio di essere circondata dalla letteratura e dalla cultura.