C'erano una volta i Castelli: Ugo, farmacista ed Emma, appartenente a una famiglia in vista della comunità ebraica livornese. Istruiti, benestanti, integrati. Nel 1933 una delle loro figlie, sposa recente, si trasferisce in Eritrea col marito dando il via a una nutrita corrispondenza con i familiari: oltre 700 lettere, scritte in un decennio fondamentale per le sorti del mondo e soprattutto per la minoranza ebraica. Catia Sonetti le ha utilizzate per comporre un pezzo di storia che per forza di cose non è soltanto locale, perché in quei dieci anni il mondo «di fuori» entrò con violenza nelle vite private delle persone e quando non riuscì a trasformarle, certo le modificò profondamente. Così oltre alle storie di vita quotidiana troviamo i temi della Storia: le leggi razziali e le loro conseguenze, i bombardamenti, la faticosa ricostruzione, il referendum del 1946. Ma tra le righe di queste lettere si affacciano anche svariate tematiche sociali, come il passaggio da una famiglia di stampo patriarcale a una famiglia più ristretta e moderna, il desiderio di emancipazione economica delle componenti femminili e il ridimensionamento economico legato alla persecuzione. Emerge anche forte l'abitudine di questa classe sociale alla comunicazione scritta, che costituisce un aspetto importante del libro.