È di fede feriale che scrivono gli autori di questo epistolario, di una speranza che addolcisce giorni senza miracoli, anche quando il verso del bene costa fatica e insegna a camminare in punta di piedi per l'eternità. "Chiedo istruzioni ogni notte" dice a due voci una bellezza ammaccata, che pure resiste e dura nel mondo, sostenendo il passo di quanti avanzano senza trionfi. Dell'andare onesto scrivono Cavallaro e Serazzi, e lo fanno col tono chiaro di chi non teme la propria povertà, forse perché la affida allo sguardo di un Dio capace di rovesciarla in qualcosa che valga comunque. Così le lettere che leggerete vi racconteranno di vite e di funerali, di amori fedeli e di monopattini, di soldati che si svegliano nel freddo, e di spose modeste che stringono mazzi di foglie secche. Ma ancora fra queste pagine si stendono tappeti d'oro che salgono in paradiso, e poi scintillano alla buona certe stelle di carta stagnola che si sforzano d'essere comete per chi cerca l'Altissimo. "Chiedo istruzioni ogni notte" è l'ostensione di un quotidiano che si arrende alla macina come fa il grano, e nella resa delle spighe c'è il candore del pane impastato per tutti.