Giunta alla soglia dei 98 anni, Camilla Salvago Raggi ci ha regalato un nuovo libro in cui si intrecciano il racconto, spesso divertito, di recenti disavventure, un piccolo catalogo di amori e disamori e qualche intensa riflessione sulla vecchiaia e sulla fine che si avvicina inesorabile. In queste pagine, chiuse appena prima di andarsene per sempre, ci offre una grande lezione di stile, la stessa che ci ha dato nel corso di tutta la sua attività di scrittrice e che si era fatta particolarmente esemplare negli ultimi anni, quando la vita le era apparsa in tutta la sua fuggevolezza e fragilità. Pur conservando la cifra di una scrittura fresca e vivace e di uno spirito libero e anticonformista, la sua voce aveva infatti acquistato di libro in libro nuovi toni, capaci di modulare, senza soluzione di continuità, leggerezza e profondità, umorismo e malinconia, amore per la vita e sorridente distacco. Nello scorrere questa sorta di «diario minimo», così vivo e lucido, un'emozione profonda ci coglie davanti a quelle che si sono rivelate le sue ultime parole.