"Vivere non basta" è una forma di resistenza, la difesa del valore dell'uomo e di un sapere capace di incidere nella realtà. Le interviste immaginarie nascono dall'intenzione di far conoscere ad un pubblico più vasto la vita, le opere e il pensiero di alcuni tra i più significativi protagonisti del secolo appena trascorso: Etty Hillesum, Aldo Capitini, Dietrich Bonhoeffer, Simone Weil, Pavel Florenskji, Maria Zambrano. Le interviste sono state realizzate in uno spazio immaginario in cui la descrizione dei luoghi interviene come sfondo per bilanciare la complessità dei discorsi. L'espediente del colloquio permette all'autrice di offrire, senza semplificare né ridurre, l'essenza del messaggio dei suoi interlocutori, ma se immaginario è lo sfondo degli incontri (una spiaggia o un caffè cittadino), non lo è il contenuto delle conversazioni. Nella ricerca di dare risposte alla complessità del presente si riflette su diversi aspetti del vivere che vanno da temi più intimi e privati (gioia, dolore, sventura, rapporto col divino) ad altri più esplicitamente politici e sociali, (non violenza, scienza e tecnica, il ruolo del sapere).