L'emigrazione off-shore, a partire dal 1956 (la diga di Kariba), non è mai cessata. Aziende come Snam, Eni, CMF, GIE-Sicom, Impresit, Saipem, Vianini, Ansaldo, Impregilo, Condotte d'Acqua e moltissime altre hanno spedito in tutte le regioni del pianeta (e continuano a farlo) tecnici e operai, a migliaia, per costruire grandi opere: dighe, porti, autostrade, centrali elettriche, metropolitane, piattaforme galleggianti, pipeline, raffinerie, viadotti... Si tratta di una forma d'emigrazione anàdroma, controcorrente, (resa più evidente dai flussi migratori attuali). Che accade, infatti? Che mentre i più disperati della terra vengono in Italia e in Europa per fuggire da fame e guerre, noi andiamo a casa loro e stipuliamo contratti con i loro governi, spesso retti da persone odiose e poco raccomandabili. A una immigrazione stracciona, che muore nel canale di Sicilia e nelle acque dell'Egeo, o vive qui in condizioni spesso disumane, contrapponiamo dunque un tipo di emigrazione elitaria, che viaggia in aereo e non usa più valigie legate con lo spago, ma set di pelle pregiata.