Privo di ogni certezza sulla sua nascita, Sylvester cresce nascosto alla comunità in cui la donna che lo ha preso in custodia e i suoi figli vivono, fino a quando, in una delle rare uscite dall'abitazione familiare viene notato da un allenatore di baseball. Il suo talento è tale che in molti si impegnano per regolarizzarne i documenti e permettergli di frequentare le scuole che ne accresceranno le capacità sportive senza occuparsi, però, della sua istruzione. Sylvester, che eccelle nel basket, è una potenziale risorsa economica per molti e sarà uno dei tasselli di un business miliardario che lo porterà a essere scelto anticipatamente nel draft del 1988 dai Miami Heat. Alieno dal protagonismo dei giocatori della NBA, si trova a giocare in campionati e Paesi differenti, fino ad approdare in Italia, dove costruisce una carriera di successo, ma gli anni passano, la sua parabola sportiva diviene discendente e la sua famiglia, che ha sempre vissuto dei suoi proventi, gli volta le spalle. Senza più relazioni familiari, senza un'occupazione, senza permesso di soggiorno, ma libero da ogni vincolo, Sylvester si mette alla ricerca delle sue primordiali radici. Inizia per lui, così, una seconda vita fatta di studio. Proprio attraverso la parola scritta, sin dall'infanzia vissuta come difficoltà, Sylvester riesce a collocare se stesso in un contesto più ampio, quello di un popolo.