Le strade e le case di Milano, le Alpi e le Prealpi lombarde, le rive del lago di Como fanno da sfondo agli «elzeviri» qui raccolti. L'autore ritrova immagini e voci del passato. Il tempo della memoria personale, risalente fino agli ultimi anni della seconda guerra mondiale, si dilata attraverso la memoria degli ascendenti e degli amici, fino al tardo Ottocento. Tanto da costruire, come scriveva Piero Cigada su Il Sole-24 Ore «un quadro complessivo della civiltà lombarda nelle sue dimensioni contadina, cittadina e borghese e nelle sue rapide trasformazioni. L'autore vi dipinge con evidente nostalgia figure tra il patetico e il divertente, personaggi umili e talvolta offesi, animati però tutti da forti convinzioni morali e religiose e resi degni di rispetto dal raro rigore della coerenza. Ma sa evitare sempre la caduta nel sentimentalismo con il gioco ben retto dell'ironia e, soprattutto, dell'autoironia che smorza in un sorriso bonario ogni immagine che rischi l'enfasi. Sa soprattutto governare la pagina col sicuro possesso della lingua, un italiano letterario amabile, sfumato, colto». Prefazione di Luigi Santucci.