Alchimista in grado di trasformare il piombo e i metalli vili in oro, di far aumentare di volume le perle e di togliere i difetti ai diamanti, mistico, massone, rosacrociano, taumaturgo, diplomatico e musicista, uomo di sconfinata cultura, il conte di Saint-Germain è sicuramente una delle figure più enigmatiche del secolo dei Lumi. Voltaire disse che era «un uomo che non muore mai e che sa tutto». Ma chi era veramente questo misterioso personaggio, introdotto alla corte di Luigi XV da Madame de Pompadour, che si presentava di volta in volta come Welldone, marchese d'Aymar o di Belmar, Surmont, principe Rákóczi? Un ciarlatano o un genio? La maschera del gentiluomo apprezzato dai salotti alla moda nascondeva forse l'archetipo del «Santo fratello dell'umanità»? A questi interrogativi il libro di Patrick Rivière fornisce risposte esaurienti e suffragate da una importante messe di documenti (lettere e memorie delle persone che lo hanno conosciuto, testi autografi o da lui ispirati, decifrati qui per la prima volta) che finalmente permettono di intravedere l'autentico profilo del conte di Saint-Germain.