Jean-Luc Nancy lascia un'impronta profonda in chiunque, godendo di una scrittura di rara passione e intensità, si avvicini alla sua filosofia. Il suo è un pensiero sagittale, cioè radicalmente attuale. Colpisce al cuore grazie a un'interrogazione incessante che esplora, per un verso, l'esistenza "singolare plurale" spartita dai viventi e, per l'altro, il mondo dei corpi e lo spazio delle loro relazioni. Ogni corpo è un corpo estraneo, segnato dalla sua irriducibile diversità e unicità. Eppure, ha la capacità di entrare in rapporto con gli altri corpi grazie alla struttura reticolare che li separa. Questa "spaziatura" crea le condizioni del respiro, del movimento, del reciproco toccarsi, della contiguità così come del distacco - in una parola, della relazione. L'ontologia di Nancy è un'ontologia del "noi". L'esperienza liminale e potente di un trapianto cardiaco subìto a circa cinquant'anni intensifica la riflessione del filosofo intorno al corpo pensato, mentre egli si assume il rischio del funambolo sul filo di un pensiero che affronta l'ontologia dell'"essere-con": "l'essere," scrive Nancy, "può essere soltanto essendo-gli-uni-con-gli-altri". I corpi non smettono mai di esperire, gioendo e soffrendo, tramite il tatto, il linguaggio, l'amore, il sesso, il "con" e il "tra" del nostro essere-in-comune. Quella di Nancy è una filosofia del corpo pensato, anzi, una vera e propria ontologia corporea, in cui gli esseri viventi vengono a coincidere con il loro corpo, con il loro essenziale essere corpi.