Il testo racconta come un memoir il tempo vissuto dall'Autore tra la propria nascita nel 1936 e il momento in cui per la prima volta varcò da deputato il portone di Montecitorio, nel 1972. Nato nel "piccolo mondo" di un paese dell'entroterra siciliano che per lui è stato "un paradigma per leggere e interpretare il grande mondo" e battezzato con lo stesso nome del nonno, Calogero, secondo i migliori auspici, ne avrebbe ereditato anche il mestiere di fabbro ferraio, al riparo da ogni cambiamento come accadeva da sempre. "La svolta" che ha mutato in maniera radicale la vita degli uomini e delle donne, rappresenta la presa di coscienza, proprio di quel cambiamento, dello "straordinario percorso compiuto e con la convinzione che sarebbe proseguito in modo inarrestabile" in un "tempo relativamente breve" che insieme a lui "era cambiato con una velocità che mai la Storia aveva registrato". Lo sguardo dell'Autore sulle persone e sulle cose è cresciuto e si è modificato, rendendo omaggio agli innumerevoli uomini e donne incontrati e alle loro storie che di quel tempo sono lo specchio e il motore e che oggi rappresentano la memoria non solo dello stesso Pumilia o del suo paese ma del tempo stesso da lui vissuto. La svolta, che ha rimarginato le tragiche ferite della guerra, ha cancellato quasi del tutto la civiltà contadina, ha fatto scoprire i diritti umani fondamentali; la svolta, che non ha rimosso del tutto antichi vizi della realtà isolana, è anche quella di una Weltanschauung che da un eterno e immobile presente confinato nel qui e ora si amplia e si risolve in una continua trasformazione che tutto include, aprendosi verso la speranza e l'impegno straordinario della società civile.