Marco Agrippa, benché consapevole che non avrebbe mai governato di persona, fu l'uomo di fiducia di Augusto e, in quanto tale, condusse guerre, pacificò province, adornò Roma e giocò un ruolo cruciale nel garantire la Pax Romana che avrebbe caratterizzato il I e II secolo d.C. Gli storici si sono a lungo interrogati sulla sua apparente mancanza di ambizione e sul rapporto di amicizia che fin dalla giovane età lo legava al nipote di Cesare. Eppure Agrippa ebbe un ruolo cruciale nella vendetta di Ottaviano sui cesaricidi, acquisì la reputazione di ottimo ammiraglio tanto nella lotta contro Sesto Pompeo quanto nella celebre battaglia di Azio, e fu un ottimo condottiero nel Bosforo Cimmerio, in Gallia e in Illiria. Estese la rete viaria gallica predisposta da Cesare, consolidò i rapporti con Erode in Giudea e, a Roma, promosse la realizzazione di numerose opere pubbliche, la più celebre delle quali fu senza dubbio il Pantheon. Agrippa fu insomma un alter ego dell'imperatore, che gli diede in sposa la figlia Giulia e adottò i tre figli della coppia, sperando di renderli suoi eredi. E, in effetti, il sangue di Agrippa, nonostante la sua morte precoce nel 12 d.C., continuò a scorrere nelle vene dei più ambiziosi esponenti della dinastia, come Caligola e Nerone.