Pasquale Dessanai muore a Uras nel 1919. Termina a 51 anni l'esistenza di un poeta bilingue estraniatosi dalla scena artistica, relegato nell'ombra. Era nato a Nuoro nel 1868, dove aveva vissuto fino al 1900 e da dove fugge per ragioni misteriose. Negli anni precedenti ha collezionato guai giudiziari ma pure momenti di gloria letteraria, soprattutto grazie ai suoi versi in sardo. Lo attestano Grazia Deledda, che giudicava le poesie di Dessanai «capolavori della musa moderna sarda», e Sebastiano Satta, che lo definì «vero poeta, indocile, trovatore insuperabile». Nel 1892 Stanis Manca scrisse che Dessanai aveva immerso «la riluttante poesia sarda in un gran bagno di modernità». Rivoluzione in letteratura e ribellione civile vanno insieme nel poeta socialista, anarchico, anticlericale. Nel 1900 è condannato alla detenzione per apologia di regicidio. Da lì fino alla morte sarà il sovversivo sorvegliato speciale del Casellario Politico Centrale. La vita e l'opera di Dessanai sono illustrate nei particolari nel volume. L'opera in sardo è ricostruita con rigore filologico, accompagnata da una traduzione in italiano e da una lettura critica che ne spiega storia, valore e segreti.