Alle ore 15.00 del 13 aprile 1820, Silvio Pellico viene arrestato. Trasferito al carcere di Santa Margherita, dove attualmente sorge la Galleria Vittorio Emanuele a Milano è accusato di aver partecipato ai moti carbonari, una società segreta basata sui valori patriottici e liberali: l'obiettivo era quello di sconfiggere la tirannia austriaca e stabilire un governo costituzionale. In carcere Pellico si converte alle fede cristiana, fa amicizia con Melchiorre Gioia - economista e intellettuale - conosce un bambino sordomuto a cui si affeziona, si invaghisce di Maddalena, una detenuta dalla soave voce. Poi viene trasferito al carcere de "I Piombi" di Venezia - dove convive con il timore di essere condannato a morte come gli altri carbonari - e inizia a comporre poesie, fino alla redazione delle proprie memorie. Condannato a 15 anni di carcere duro, obbligato ai lavori forzati e a tenere le catene alle caviglie, è ancora trasferito nel carcere asburgico dello "Spielberg" presso Brno, nella Repubblica Ceca, dove incontra il suo amico Piero Maroncelli, anche lui carbonaro.