Ci sono viaggiatori che sono riusciti ad aprirci le porte di terre lontane, capaci di vivere i miti di società tribali esotiche, e ci sono poi viaggiatori che si muovono semplicemente al ritmo dell'anima, in grado di fluttuare nelle medesime lunghezze d'onda del vento. D'altronde non è un caso che due dei più illuminati poeti del mondo anglosassone, George Gordon Byron e Percy Bysshe Shelley, siano giunti in Italia a pochi anni di distanza, incrociando le loro rotte tra i porti di Genova e Venezia. Lord Byron, esule e in fuga da un'Inghilterra troppo rigorosa e pudica, ha preferito abbandonarsi alla magia della luce orientale, all'eco misteriosa delle calli, al brusio della gente e dei mercanti, ai ritmi incessanti del Carnevale. Gli bastò qualche giorno per innamorarsi di una giovane popolana di Venezia, il primo di tanti intrighi amorosi. La lingua italiana sembrava fatta apposta per termini come amante e cavalier servente, e bastarono soltanto pochi istanti per comprendere come esclusivamente (ed eccezionalmente) a Venezia il corpo potesse ricevere il necessario inebriamento dei sensi. I viaggi in Italia costituirono una parte affascinante non solo della vicenda biografica di Byron, che si lega strettamente al panorama politico e storico del suo tempo, ma anche del suo fervore poetico, che influenzò, per accordo o per contrasto, tutti i grandi della letteratura italiana. Con il suo Don Juan condivideva lo stile di vita: Roma, Venezia, Pisa, Ravenna... ovunque vivesse per un periodo più o meno lungo, Byron si lasciava alle spalle avventure, storie d'amore e cuori infranti. Una biografia romanzata di Byron, poeta e viaggiatore.