Con "Le piccole pensate di Kant e altre ragioni per cui scrivo", autobiografia letteraria e artistica, Claire Messud ci regala uno sguardo inedito e affascinante sulla sua formazione, sui modi in cui la famiglia, i viaggi, i libri, le mostre d'arte abbiano plasmato la sua personalità fin dalla prima adolescenza. E se, come dice il «New York Times», le protagoniste dei suoi romanzi si distinguono per una vita interiore dominata da un'immaginazione feroce, Messud prova qui a ricostruire le origini di tale temperamento, fino a trovarne le radici negli anni vagabondi dell'infanzia, nella convivenza con una famiglia affettuosa ma anche complicata, nella innata devozione all'espressione artistica sia per parole sia per immagini. In ventisei saggi, intimi, brillanti e divertenti, Messud riflette sugli anni dell'infanzia in Connecticut e il trasferimento in Australia ancora bambina; sul rapporto complesso tra la madre canadese e l'ostinata zia cattolica francese; sul viaggio a Beirut, dove un tempo aveva vissuto suo padre, un pied-noir. Messud medita sui classici contemporanei, da Kazuo Ishiguro a Teju Cole, da Rachel Cusk a Valeria Luiselli; esamina diversi aspetti di Albert Camus e Lo straniero; rivisita le sue opere d'arte preferite al Museum of Fine Arts di Boston. Nel saggio omonimo del titolo, esplora la sua urgenza per la scrittura - convinta com'è della magia insita nella condivisione del linguaggio - e il potere catartico di una sola frase riuscita.