Il resoconto più accurato e perciò più straziante delle depressione scritta nell'ultimo secolo. «La disperazione è sempre descritta come cupa», scrive Daphne Merkin, «quando in verità possiede una luce tutta sua, un bagliore lunare, del colore dell'argento macchiato.» A un passo dalla felicità, il vivido resoconto di Merkin su che cosa significhi soffrire di depressione clinica, cattura questa strana luce e, attraverso una coraggiosa sequenza di ricordi, ripercorre la vita dell'autrice, dall'infanzia in una famiglia numerosa, all'età adulta. Viviamo nell'Era dell'Indiscrezione, dove tutti sembrano voler parlare di tutto, ma la depressione è ancora taciuta e stigmatizzata e chi ne soffre viene emarginato. A fronte di milioni di depressi, la reazione verso i malati è spesso di insofferenza: dopotutto, la depressione clinica è uno stato di apatia paralizzante, continua, apparentemente inattaccabile. Ma lo sguardo di Merkin, franco e coraggioso, sulle proprie esperienze, ci rivela che la malattia mentale non è il dono indesiderato di un genio pazzo, bensì una maledizione quotidiana della gente normale.