Le donne detenute rappresentano appena il 4 per cento dell'intera popolazione carceraria e forse è per questo che se ne parla poco, emarginate fra gli emarginati. Alle carcerate Katya Maugeri prova a dare voce, lasciandole parlare delle paure, della tristezza, dei rimpianti, del «non tempo». «Un non tempo - scrive l'autrice - che ti costringe a contare le mattonelle della cella, a introdurre riti scaramantici e abitudini che non appartengono a un tempo definito, scandito da ore. Sono lancette che ruotano in senso contrario, bizzarro, difficile da comprendere per noi, esseri umani liberi, che viviamo una quotidianità lontano dalle restrizioni». In questo libro le donne intervistate non hanno nomi, ma numeri: il numero della loro cella. Celle all'uscita delle quali, però, «si sono sentite libere di esprimere la loro testimonianza con lo scopo di raccontare quello spaccato di società che non sempre viene messo in luce» e si sono raccontate senza farsi sconti, ammettendo «gli errori commessi con la consapevolezza lucida di farlo». Parlano da fuori, queste donne, e sono felici di essere fuori, ma continuano a sentire il rumore delle sbarre, consapevoli di averle costruite con le loro scelte.