"Ci sono fenomeni, nel corpo e nell'anima, che testimoniano dell'avvenuta trasformazione di un adolescente in un esemplare adulto; tra questi, non ultimo, la riconciliazione con il ricordo molesto dell'autorità scolastica. Chi ha perdonato al proprio liceo è uno che non solo è uscito dalla stagione dei foruncoli, ma ha evitato di insabbiarsi in quel non raro e patetico sur place sentimentale che equivale ad idealizzare quella fastidiosa manifestazione cutanea. Per gli ex-allievi di alcune scuole presessantottesche e per quasi tutti i più giovani, l'assoluzione è in realtà più precisamente un oblio. Rimane nella memoria l'ombra pallida di qualche antico incubo - la levataccia quotidiana, sabati compresi - o di qualche lontano piacere - il maritozzo delle dieci e mezzo o il bacio furtivo dietro alla lavagna; ma tutte le facce, le giornate, i pensieri di quegli anni formano in fondo alla memoria un gran pastone indistinto ed inaccessibile, del quale non si può e meno che mai si desidera nutrirsi. Per alcune scuole, invece, vale la frase scritta sulla famosa lapide del duomo di S. Miniato al Tedesco: si può perdonare, ma non dimenticare." (dalla prefazione di Francesca Duranti)