Lasciare tutto, partire, cambiare, tagliare i ponti: a volte è l'unico modo per capire chi siamo e per ricominciare. Nel caso di Stefano, è una necessità: dopo aver vissuto la pandemia in prima linea, decide di dare le dimissioni dal suo vecchio lavoro e di mettere in discussione tutto il suo presente. In una lunga lettera indirizzata a una persona che gli ha cambiato la vita, ripercorre i suoi primi (quasi) trent'anni e ne ricuce i pezzi: dai giorni di bambino e adolescente in Calabria, all'approdo a Torino; dai periodi difficili in una nuova città, alle amicizie fondamentali che lo tengono a galla; dalle storie d'amore più assurde che lo disorientano, alle avventure inaspettate che gli stravolgono gli orizzonti. Stefano così ricostruisce la trama della sua vita, con un'ironia che spesso nasconde grande saggezza, nell'apparente caos di avvenimenti che invece - a ripercorrerli col senno di poi - svelano tutto il loro significato. Chi, tra i venti e i trent'anni, non è mai stato confuso, esaltato, invincibile e scoraggiato? Chi non ha avuto voglia di amore, di sicurezze ma anche di sorprese? E soprattutto: chi non ha mai avuto paura? "Io non credo" dice Stefano "a quelli che dicono di non aver mai avuto paura nella vita, di non aver mai avuto un'insicurezza. E se è davvero così, mi dispiace per loro. Non sanno che cosa si sono persi."