Marzo 2020. Il Covid piomba sulla vita della famiglia Maestri, che da sempre, insieme all'impegno politico e civile, vive l'antifascismo attivo. Anche l'autore è ammalato, e oltre al dolore straziante per la perdita di suo padre, combatte contro l'interminabile febbre data dalla polmonite, isolato in una tavernetta che lui chiama "il bunker" e, nei momenti di maggiore difficoltà e scollamento dalla realtà, "il sottomarino". Nelle notti popolate da ombre, dalla paura della morte, nel delirio della febbre, emergono ricordi personali insieme a speranze, rimostranze, sogni e bisogni di una società globale che di fronte alla pandemia mostra tutta quanta la sua debolezza. Questo figlio in lutto e in lotta per la sopravvivenza non pensa solo a sé, anzi non lo fa quasi mai, perché suo padre gli ha insegnato a combattere per tutti. È la coda del bene che ha lasciato dietro di sé, indelebile. L'isolamento è lunghissimo, due mesi. Una finestrella in alto è il suo periscopio per guardare il cielo, i comignoli, le cime degli alberi; solo "un'ora d'affetto" per guardare da lontano sua moglie e i suoi figli, per baciarli con gli occhi. Solo una fessura per sognare, condividere e sperare.