Il carteggio tra Pasquale Lubrano Lavadera e Anna Maria Ortese - una delle maggiori voci letterarie del '900 italiano - si può leggere anche come una storia d'amore - benché atipica -, durata quasi dieci anni. E si tratta di amore trobadorico per una persona assente, fisicamente inafferrabile, eppure ben presente in tutto quello che ha scritto. La prolungata "fedeltà" di Lubrano, la devozione con cui ha letto, compitato, recensito i romanzi e i racconti della Ortese (conquistando attraverso le lettere la sua preziosa fiducia) testimonia della utopia della letteratura stessa, quasi unico spazio residuo del gratuito e dell'antiutilitaristico nella nostra società delle merci.La lettura critica di Lubrano, pur sensibile ai valori formali dell'opera della Ortese, insiste sul suo valore etico-politico: il fine è "creare tra gli abitanti del mondo una comune cultura di rispetto e di accoglienza...". Anna Maria Ortese ed Elsa Morante, sia pure in modi diversi, hanno saputo esprimere involontariamente l'utopia più alta dei movimenti di protesta degli anni '60 e '70, prima che si disperdesse nell'ideologia o finisse nella triste burocrazia dei gruppuscoli. Prefazione di Filippo La Porta.