Quante sono le cose che ci nutrono, nella vita? Potrebbe essere un incontro fortuito, su un marciapiedi di Londra, tra una bellissima ragazza coreana e un tipo che si è trasferito da Cremona per diventare una rockstar ma è stato appena licenziato in tronco da una caffetteria. O la frittata della nonna. O il momento in cui una mamma insegna per la prima volta come fare una cheesecake al suo bambino. O una chiacchierata, nell'ora più tranquilla, tra il cuoco kosovaro di un pub serbo e un barista italiano, mentre preparano una carbonara senza pecorino né guanciale chiedendosi se davvero la vita è rischio, come diceva Vittorio Gassman in Sleepers. O il volo traballante di una compagnia indiana, dove due innamorati si tengono per mano pregando di sopravvivere almeno fino al prossimo tandoori di pollo. O il curry preparato da un napoletano per festeggiare l'amicizia tra due padri separati, che diventa quasi una parentela. O i mac and cheese di una cena per soli uomini, uno dei quali ha dodici anni. O il primo kebab, lezione di vita e di apertura al mondo. Oppure il momento in cui quella cucina dove un giorno sei entrato per preparare dei gamberi diventa la cucina di casa tua. D'altra parte, non esistono a questo mondo altre ragioni per cui mettersi ai fornelli se non queste due: la sopravvivenza e l'amore.