Rivoluzionario sul piano politico ma conservatore su quello morale, apologeta di Lenin ma ispiratore di Mussolini, cantore della rivoluzione operaia ma icona dei Camelots du Roi. Difficilmente nella storia del pensiero politico contemporaneo si può incontrare una figura più tormentata e contraddittoria di Georges Sorel. Tutta la sua vita è orientata verso una ricerca spasmodica di una sintesi politico-ideologica in grado di coniugare rivoluzione e reazione, ed è in quest'ottica che va considerato il suo pellegrinaggio politico che lo porta dal marxismo al leninismo, passando attraverso il riformismo, il sindacalismo rivoluzionario e il nazionalismo. Ossessionato dall'idea di decadenza e mosso da un profondo odio verso lo spirito borghese, Georges Sorel elabora una teoria volta a fornire al protagonista del progresso sociale (il proletariato) i mezzi per compiere il suo fine (la rivoluzione). Tuttavia, differentemente da Marx, Sorel non ingabbia il socialismo in una struttura deterministica che procede in modo meccanico verso una realizzazione certa ma, tramite la funzione del mito, lo lega inestricabilmente all'azione umana e ai suoi imprevedibili sviluppi. Questa visione, in cui si fondono elementi divergenti appartenenti a diverse culture politiche e filosofiche, porta alla teorizzazione di un sistema elastico facilmente strumentalizzabile. L'obiettivo del libro è, dunque, quello di fornire al lettore il proverbiale filo di Arianna indispensabile per orientarsi in quel peculiare labirinto rappresentato dall'intricato pensiero del «filosofo della violenza operaia». Prefazione di Danilo Breschi.