La biografia di Leone Moressa sembra fatta apposta per diventare un esercizio apologetico: buono, bravo, fedele agli ideali, perseguitato dai potenti. Ma la ricerca ha fatto emergere anche altri temi: la vita in un quartiere popolare di Mestre tra le due guerre; la formazione di una opposizione operaia (e non) al fascismo, spesso promossa da piccoli gruppi di militanti anche prima della guerra partigiana; dopo la Liberazione, la fatica della ricostruzione morale e materiale di una società degradata. Moressa è stato tra i promotori di un aspetto peculiare di questa ricostruzione: la spinta all'associazionismo artigiano come forma di solidarietà e di crescita civile. Il libro raccoglie testimonianze di familiari e di colleghi calzolai che ne hanno condiviso la vicenda civile e umana. La vita di Leone aiuta a descrivere la solida piattaforma di consenso su cui il Partito comunista ha poggiato la sua azione politica nel dopoguerra. Un'"ideologia" concreta e razionale, riassunta in una delle sue frasi preferite: «È così chiaro. Ogni sfruttamento dovrà sparire». Dovrà sparire, non sparirà: non il "sol dell'avvenire", non il "regno dei cieli", ma una necessità storica.