Questa biografia aiuta ad accantonare le interpretazioni errate che hanno deformato per decenni questa vicenda. Per non parlare di quanto possa essere utile questo libro per scongiurare appropriazioni indebite della figura di Jan, fatta propria anche in passato e in Occidente da formazioni politiche raggruppate sotto la bandiera di stantìe e vecchie ideologie - figlie legittime del "Primo Novecento" - dello Stato caserma, dello statalismo integrale, della preminenza del principio collettivo su quello individuale (di nazista memoria: Gemeinnutz geht vor Eigennutz...), della violenza eretta a ideale, dell'obbedienza politica che non ammette alcun diritto di resistenza al potere tirannico e del tutto ostili ai diritti individuali, naturali e all'autogoverno spontaneo. Tutto il contrario di quanto Jan Palach ha voluto comunicare con il suo gesto, con il suo appello alla lotta per una vita degna di uomini liberi, credendo fino in fondo nel destino naturalmente libero degli uomini e nel loro diritto naturale alla libertà, diventando per questo un monito permanente e terribile soprattutto per quei popoli non liberi che subiscono tutte le angherie e gli abusi di potere senza fiatare.