Come si può vedere nel film "The Post", questa è la vera storia di un grande giornale e di una grande donna: il «Washington Post» e Katharine Graham, la sua editrice in uno dei periodi più turbolenti della storia americana. È la Graham stessa, in queste pagine tratte dalla sua autobiografia, a raccontare i risvolti dei due maggiori scandali politico-giornalistici del dopoguerra: i Pentagon Papers e il Watergate. Storie appassionanti e di un'attualità prepotente: il rapporto fra i media e il potere, la battaglia per la democrazia che non può fare a meno di un'informazione coraggiosa e libera. E il ruolo centrale di una donna, entrata quasi per caso in un universo di potere tutto maschile, ma capace di ribaltare il rapporto fra i sessi con il suo straordinario misto di intraprendenza, durezza, coraggio e dignità. Tratto dall'autobiografia "Personal history. La mia storia", questo è il racconto di come Katharine "Kay" Graham guidò il «Washington Post» negli scandali dei Pentagon Papers e del Watergate. Dopo aver ereditato la direzione del «Post» alla morte del marito nel 1963, "Kay" Graham si è ritrovata inaspettatamente a giocare un ruolo nella storia contemporanea non solo americana. In queste pagine ci racconta gli episodi salienti e appassionanti che hanno trasformato una donna che aveva da poco perso il marito in una leggenda del giornalismo. Accadde quando Kay decise di sfidare il governo americano: prima pubblicando i Pentagon Papers, le carte segrete sul Vietnam, poi facendo esplodere lo scandalo Watergate. Di queste vicende che sconvolsero l'America, la Graham ci offre uno straordinario punto di vista dall'interno, un resoconto "dietro le quinte" dei dibattiti, degli scontri, della tensione per quel gioco davvero ad alto rischio che lei e i suoi giornalisti scelsero di affrontare. La conclusione non può che essere una potente affermazione della libertà di stampa, come indispensabile baluardo contro gli abusi del potere.