Pochi autori rappresentano in modo diretto la loro terra come Tonino Guerra. Il mondo contadino gli è rimasto nelle rughe del volto, nel sorriso appena accennato, mai euforico, nel suo essere controcorrente senza urlarlo. Tutto quello che tocca lo trasforma in sogno: il suo dialetto nutre poesie che fan vivere i compagni di cella durante la prigionia nel campo di concentramento di Troisdorf; le sue sceneggiature diventano la storia del cinema italiano, con Fellini, Antonioni, Rosi, i Taviani e moltissimi altri grandi registi; Vittorini lo vuole nei suoi Gettoni; Pasolini, Bo e Contini sono i testimoni della sua poesia; arrivano l'Oscar per Amarcord e prestigiosi riconoscimenti in tutto il mondo. Tonino Guerra non è soltanto un narratore, un poeta e uno sceneggiatore, è un artista a tutto tondo: si dedica alla pittura, alla scultura e all'ideazione artistica realizzando allestimenti, installazioni, mostre, parchi, fontane, in cui trasferisce la sua esuberante genialità. Per questo è un seme, perché è veramente un protagonista della cultura materiale. Perfino la pubblicità lo ha utilizzato, ma lui ha stravolto il segno, quasi che sia stato lui ad utilizzare la pubblicità, e non viceversa, diventando il garante non di un marchio, ma dell'ottimismo in sé, come categoria del vivere quotidiano.