"Clelia nasce l'anno prima del turbolento 1848, che è indicato nei libri di storia patria come quello della prima guerra di indipendenza; e muore nel 1870, qualche mese avanti l'ingresso dei bersaglieri in Roma per la breccia di Porta Pia. Dei protagonisti dei radicali sconvolgimenti che portarono all'Unità d'Italia la storiografia consueta ci racconta tutto o quasi. Ma non ci dice quasi nulla di come il popolo abbia vissuto quegli avvenimenti. Domandiamoci, allora, per una volta: dell'imponente mutazione di regime la gente [...] che cosa ha percepito nell'umile concretezza della sua oscura esistenza? In questo clima depresso e rannuvolato Clelia è apparsa come un raggio di sole. Questa ragazza [...] è apparsa alle genti di quella terra come il segno di una speranza nuova, come il presentimento che qualcosa potesse davvero cominciare a "risorgere". Ed era, per così dire, un "risorgimento al femminile". Si trattava di una giovane donna che non organizzava rivendicazioni, non pretendeva posti direttivi nella società, non pensava affatto di realizzarsi assumendo compiti e responsabilità tipicamente maschili. Proprio con la sua naturale e intatta femminilità è diventata nel breve spazio della sua esistenza il riferimento più indiscusso, la "madre" della piccola comunità rurale in cui era inserita. E dopo la morte la sua fede e la sua straordinaria capacità di amare si sono imposte all'attenzione ammirata di tutta la Chiesa".