L'idea del libro è di Giulio Giorello, profondo estimatore e amico di Margherita Hack, ma hanno contribuito con ricordi personali pure Sergio Staino, Piergiorgio Odifreddi e Don Pierluigi Di Piazza. Un disegnatore dalla penna sottile, un ateo convinto, un prete anomalo, figure che ben si accordano con Margherita Hack. Il libro descrive l'intima amicizia con Margherita Hack, frammenti personali e inediti degli ultimi anni di vita della nota astrofisica. A distanza di anni, si rintraccia dal libro il suo intenso concetto di libertà, la profonda tolleranza senza mai imporre la sua laicità, anche quando la stessa è stata oggetto di polemiche e censure. Nel libro ben si intuisce l'eredità di Margherita Hack, non solo nel testamento biologico che la scienziata della laicità ha consegnato nelle mani del suo fiduciario e autore del libro, ma la conclamata volontà di una donna impegnata, tra obblighi pubblici e intimi.